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- AVVERTENZE PER LA PRATICA DELLE ATTIVITA' OUTDOOR IN AMBIENTE
- PERICOLO E RISCHIO
- PERICOLI SOGGETTIVI
- PERICOLI OGGETTIVI
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AVVERTENZE PER LA PRATICA DELLE ATTIVITA' OUTDOOR IN AMBIENTE
La pratica delle attività outdoor: passeggiate, escursioni, ferrate, arrampicate, ciaspole e scialpinismo, sia d'estate che d'inverno, presenta sempre dei pericoli e quindi dei rischi per l'incolumità fisica delle persone che si dedicano a queste attività, in alcuni casi gli esiti possono essere anche fatali. Buone conoscenze, esperienza, attitudine ed equilibrio, un adeguata preparazione fisica e tecnica e tanta prudenza, possono ridurre i rischi a cui ci esponiamo nella pratica di queste attività, ma mai eliminarli completamente.
La comprensione delle tipologie di pericolo e quindi di rischio a cui esponiamo nel praticare attività all'aria aperta è un buon inizio per ridurre la possibilità di incidenti. Purtroppo anche con tutte le precauzioni del caso, essendo gli elementi naturali e l'ambiente in continua evoluzione e i comportamenti umani imprevedibili, pensare di eliminare completamente i rischi è impossibile, possiamo solo aspirare a ridurli ad un livello ragionevolmente accettabile.
PERICOLO E RISCHIO
Due definizioni sono alla base di tutto il percorso di prevenzione, quella di pericolo e quella di rischio.
. Pericolo: si intende una situazione o qualcosa che ha intrinsecamente le caratteristiche per potere causare danni. Esempio: una parete rocciosa ha tra le proprie caratteristiche intrinseche il pericolo di caduta sassi.
. Rischio: si intende la probabilità del danno causato da un determinato fattore di pericolo, varia quindi in funzione dell'esposizione allo stesso. Una parete rocciosa è intrinsecamente pericolosa per la caduta di sassi, se sotto e nei dintorni non c'è niente non c'è alcun rischio. Se passa una persona, se ci si costruisce una strada, se vengono edificate delle case, il rischio c'è ed aumenta.
Il percorso per la riduzione dei rischi passa quindi attraverso due fasi:
- Conoscenza e comprensione dell'ambiente per valutarne i pericoli: attraverso la frequentazione di corsi finalizzati alla preparazione allo svolgimento di un certo tipo di attività.
- Esperienza: attraverso la pratica dell'attività scelta in ambiente affiancati da persone esperte.
Purtroppo l'italiano medio ha poca predisposizione alla partecipazione ad attività di formazione e quindi si affida all'improvvisazione. L'improvvisazione porta ad affrontare un'attività inconsapevoli dei pericoli, esponendo quindi alle conseguenze ineluttabili di un infortunio, in un ambiente che spesso impone come prezzo degli errori la perdita di una vita umana. Emblematico a questo proposito è il numero di morti che ogni anno si verificano in Italia andando a funghi, in pochi mesi tra luglio ed ottobre, mediamente muoiono 40 persone, negli anni peggiori come il 2010 circa 70 persone. Bisogna quindi prevedere un percorso di formazione prima di affrontare un ambiente bellissimo ma complicato e pericoloso quale la montagna. Le Guide Alpine e le Scuole del CAI e della SAT organizzano corsi per chi vuole affrontare consapevolmente ed in sicurezza le attività outdoor in montagna in ogni stagione.
La montagna è un ambiente complesso e mette a disposizione due tipologie diverse di terreno su cui svolgere attività outdoor, le definizioni che vengono propriamente utilizzate in arrampicata/alpinismo possono essere estese a tutte le attività praticate in questo ambito con le stesse problematiche.
- Terreno sportivo: dove la pratica di un'attività è svolta in un ambito controllato in presenza di regole che disciplinano i requisiti tecnici di sicurezza dei percorsi e dove quindi le sorprese sono ridotte al minimo.
- Esempi di questo terreno sono: palestre per arrampicata sportiva, piste da sci, piste da fondo, percorsi per passeggiate turistici, piste ciclabili, ecc.
- Terreno d'avventura: quando lo svolgimento di un'attività non avviene in un ambito controllato, dove vi sono poche o nessuna regola che disciplina i requisiti tecnici di sicurezza di un percorso, dove l'imprevisto e le incognite sono sicuramente presenti.
- Siamo su terreno d'avventura su: vie classiche d'arrampicata, percorsi alpinistici, sentieri escursionistici di tutti i tipi, sentieri non segnati, scialpinismo, ciaspole, ecc.
Sapere su che terreno andiamo a praticare un'attività è fondamentale per capire i rischi a cui ci esponiamo.
Sul terreno d'avventura i pericoli ed i rischi li deve sapere valutare chi pratica attività in montagna, se sbaglia paga lui o chi è con lui.
Nella vita quotidiana questa funzione di valutazione è spesso delegata a terzi che si assumono la responsabilità per eventuali incidenti che potevano essere previsti.
Faccio un esempio molto semplice per capire la difficoltà che comporta questa differenziazione: due amici che arrampicano bene in falesia (terreno sportivo) decidono di trascorrere un periodo in montagna, vedono le pubblicazioni che parlano di una ferrata molto impegnativa (terreno d'avventura) che collega due rifugi, decidono di percorrerla, non hanno problemi, anzi si divertono e gli sembra una passeggiata. Al rifugio conoscono altri amici e decidono di fare all'indomani assieme una ferrata facile che percorre una serie di creste e qualche altipiano, al pomeriggio quando sono a metà percorso e la ferrata è finita si ritrovano con la nebbia e la minaccia di temporale su un pianoro roccioso senza una buona traccia di sentiero e con segnavia sbiaditi e distanti, non hanno una cartina, non hanno una bussola, non hanno chiaramente un altimetro. Non avevano letto e capito fino in fondo cosa significa la classificazione di un percorso EEA: ti devi sapere arrangiare in ogni situazione.
Nessun escursionista esperto fa errori di valutazione di questo genere; purtroppo un frequentatore della montagna si rende spesso conto di essere inesperto quando è troppo tardi.
Soltanto allo scopo di rappresentare la complessità delle conoscenze richieste e l'importanza dell'esperienza che va maturata nel tempo, farò un breve e non esaustivo riassunto dei pericoli che si corrono praticando attività in montagna.
PERICOLI SOGGETTIVI
L’uomo nella pratica di attività dove non ha le conoscenze e l’esperienza ha carenze sia psichiche che fisiche che potranno:
- condurre ad errori di valutazione e comportamenti sbagliati;
- indurre prima paura e poi stati di panico che aumenteranno il rischio di errori.
Esempi di carenze:
- Limitata efficienza fisica dovuta alla mancanza di allenamento o acclimatazione.
- Limiti psicologici: emotività, mancanza di determinazione e forza d'animo, imprudenza e comportamenti emulativi.
- Mancanza di capacità tecnica e d'esperienza.
- Perdita di resa a causa di idratazione ed alimentazione non adeguata all'attività.
- Equipaggiamento ed attrezzature non idonee all'attività ed al terreno.
- Presenza di persone in un gruppo che soffrono di queste carenze.
- Scelta di itinerari troppo lunghi o troppo difficili.
Tutte queste deficienze e mancanze possono essere ridotte al minimo o evitate del tutto con molto buon senso, molta prudenza, un adeguata preparazione, esperienza e competenza tecnica, adeguata attrezzattura, conoscenza dei compagni, e scelta degli itinerari in funzione di tutto ciò.
Sono già presenti nell'ambiente e sono in continua evoluzione a causa dei fenomeni naturali legati alla montagna, spesso senza alcun intervento da parte dell'uomo. Elementi determinanti sono:
- il terreno,
- le condizioni meteo.
Il terreno in particolare può rappresentare un pericolo nei seguenti casi:
- tratti esposti,
- tratti esposti con attrezzature danneggiate o ingombre da neve,
- tratti franosi o franati,
- tratti con caduta sassi e massi instabili,
- tratti rocciosi, erbosi o ricoperti da fogliame viscidi e/o scivolosi,
- tratti di vetrato, soprattutto sui versanti nord e nei canali,
- tratti con traccia inesistente o invasa dalla vegetazione,
- tratti esposti al pericolo di valanghe,
- tratti ghiacciati,
- sopraggiungere delle tenebre,
- presenza di vipere,
- presenza di fauna pericolosa,
- in alta montagna, con il mal di montagna,
- e tante altre situazioni molto variabili.
Le condizioni meteo possono rappresentare un pericolo nei seguenti casi:
- sopraggiungere della nebbia, forse la situazione peggiore in molti casi rende impossibile la progressione,
- il freddo che può indurre fretta e predisporre ad errori, cali di resa, congelamenti o assideramento,
- il vento che aumenta l'effetto del freddo e aumenta la disidratazione,
- la pioggia che oltre ad aumentare la perdita di temperatura aumenta lae difficolta del terreno,
- le grandinate che portano contemporaneamente tutto quanto visto sopra,
- i fulmini che accompagnano il maltempo,
- le nevicate che aggiungono, ulteriormente a quanto sopra, il rischio di valanghe,
- il sole e le elevate temperature che possono agire in diversi modi: disidratando, surriscaldando l'organismo, provocando cecità temporanee, mettendo in movimento seracchi, valanghe o sassi,
- queste sono solo alcune delle situazioni di pericolo indotte dal meteo.
Poiché i pericoli soggettivi ed oggettivi in montagna si combinano liberamente, il rischio sarà una funzione esponenziale di combinazioni in parte prevedibili e in parte non prevedibili.
Una corretta pianificazione e programmazione, unite ad una continua attenzione rivolta al terreno ed alla evoluzione delle condizioni meteo, il continuo monitoraggio del comportamento dei compagni, la scrupolosa osservanza delle norme di prudenza, sicurezza ed un adeguato equipaggiamento possono aiutare a ridurre i rischi conseguenti a queste combinazioni imprevedibili di pericoli.